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MERCOLEDI’ 9 APRILE “MONTE LE QUARTORA” E LA MISURA DEL TEMPO
Le montagne poco frequentate sono angoli di Paradiso. lontano dalla folla delle località più note , possono soddisfare anche gli escursionisti più esigenti.
Queste montagne emarginate sono attorno a noi basta riscoprirle, esse ci offrono mete spettacolari ancora poco conosciute, luoghi di una bellezza incontaminata dove il tempo sembra essersi fermato.
Possono offrire passeggiate per i meno allenati o vette un po’ più impegnative ma lo stupore non cambia.
Si può navigare sugli altipiani alla ricerca di praterie colorate di verde primaverile e antichi manufatti , oppure salire più in alto verso vette alla portata di escursionisti anche Seniores. Queste montagne emarginate fuori dai grossi flussi turistici sono rese ancora più belle dal silenzio e dalla presenza di valli d’altura,
Il monte Le Quartora è una di queste, una montagna dimenticata presente nell’ immaginario solo come il JuTabello’ testimone di come l’uomo possa ,impattare l’ambiente ora disabitato ma per secoli abitato e fonte di sostentamento. Forse è proprio “JuTabello ‘”questo archeo manufatto a richiamare le persone , ma poi salendo, dimentichi il tabellone per cui sei salito mentre si scopre e si apre la vista che non ti aspetti dominata dal silenzio e dalla citta’ dell’ Aquila ai tuoi piedi, che potresti quasi toccare.
Tra questi monti si può camminare nel silenzio mentre la mente si resetta eliminando lo stress quotidiano per sostituirlo con la vista sempre più nitida del Velino , della catena del Gran Sasso e del Puzzillo…
In queste condizioni e in questi luoghi , come in tante montagne dimenticate, si può andare istintivamente riscoprendo l’ antico bisogno di nomadismo e di esplorazione che tale tipologia di monti ispira con la loro conformazione infatti ,ad avere le gambe buone, si può arrivare a Campo Felice e poi al Sirente e al Velino li lontano in direzione di dove abbiamo visto volteggiare i grifoni.
E dopo i panorami e la salita tutto è scomparso, siamo scesi e ci siamo immersi nelle valli e nelle praterie d’ altura esplorando territori sconosciuti impattando con un mondo dove avremmo potuto , se esistesse una archeologia del suono , sentire ancora le voci dei pastori/ contadini che salivano da Lucoli o da Roio per coltivare le terre spartite e ascoltare i versi nell’aria degli animali che portavano al pascolo.
Queste Terre Alte sono state per secoli abitate e fonte di sostentamento per gli abitanti e le prove sono l resti diruti di Case Michetti epigrafate 1870 fatti di solide pietre sminate con fatica in parte resistenti ancora al tempo che passa ,testimonianze archeologiche e misura della nostra esistenza.
Perché alla fine escursioni in questi ambienti ricchi di storia e natura rappresentano fisicamente e mentalmente non solo il riappropriarsi degli spazi incontaminati , ma riappropriarsi anche del nostro tempo presente che genera il passato e il futuro di quello che accade a noi stessi.
Come è successo ai Seniores Mercoledì 9 Marzo su una montagna dimenticata .
Testo G.U.
Foto Giuseppe Finocchietti-Remo De Berardis– Elisabetta Scaloni – Carmelina Grosso