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In ricordo di Enrico De Luca e Pino Sabbatini

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L’anno appena trascorso è stato scandito da eventi, svolti dal Club Alpino con significati diversi, per celebrare in più modi i cento anni della Sezione di Teramo, fondata nel febbraio del 1914.

Purtroppo questo anno ha visto la scomparsa di due figure care alla Sezione, Enrico De Luca e Pino Sabbatini, tra gli indiscussi protagonisti della storia dell’alpinismo sul Gran Sasso.

Enrico, “Erriquez” come i più affezionati lo chiamavano, la cui esistenza ha avuto come fulcro il paese di Pietracamela e le sue rocce calcaree, aveva un carattere riservato, paziente, determinato e queste sue indubbie qualità, alimentando la storia degli “aquilotti del gran sasso”, lo hanno portato ad aprire tra gli anni ’70 e ’80 decine di vie sul Corno Grande e sul Corno Piccolo. Ha disceso per primo con gli sci, nel 1983, il canale “Sivitilli” sulla nord del Corno Piccolo; sempre con gli sci nel 1989 effettuò la prima discesa italiana invernale dell’Elbrus in Caucaso. Lo si è visto protagonista in salite degne di rilievo sul Monte Bianco come il “pilone centrale del Freney” e la “direttissima degli americani”.

Numerose le spedizioni extraeuropee che lo hanno portato in America Latina sull’Aconcagua, sul Fitz Roy, in Africa sul Kilimanjaro e sul Monte Kenya, in Asia sull’Hidden Peak, in Oceania alla prima ripetizione alla Piramide di Carstensz in Papua Nuova Guinea, salita fatta proprio con l’amico Pino Sabbatini.

Enrico è stato anche infaticabile soccorritore; in quasi quarant’anni passati nel Soccorso Alpino si è reso protagonista degli interventi più complessi sul Gran Sasso, basta ricordare quelli effettuati sul “Paretone” del Corno Grande come sulla nord del Camicia. Anche nei soccorsi emergeva il suo inconfondibile carattere; grazie a calma e tenacia era capace di trovare sempre la soluzione più rapida ed efficace per risolvere situazioni complesse. Anche negli interventi più rischiosi e difficili chi operava con lui era tranquillo per questa sua capacità a decidere e trasmettere sicurezza con il semplice sguardo e non sprecando inutili parole.

Pino, come Enrico, ha trovato il suo campo d’azione sul Gran Sasso dove, dalla seconda metà degli anni ’80 e quasi a succedere ad Enrico, ha intrapreso un’intensa attività alpinistica che lo ha portato ad aprire nuove vie sul Gran Sasso come a numerose ripetizioni di salite, anche nell’arco Alpino. Di rilievo l’apertura delle vie sul Corno Piccolo tra le quali spiccano “l’olandese volante”, “al di là del bene e del male” e la “dama in nero”; nel 2001 apre sui pilastri di Intermesoli la “Aquilotti 2001”.

Dopo la spedizione con Enrico in Papua Nuova Giunea per la salita alla “piramide di Carstensz”, eccolo in Nepal nel 2012 per scalare l’Ama Dablan. Istruttore di Alpinismo del CAI e Guida Alpina è stato, come Enrico, Capo della Stazione di Teramo del Soccorso Alpino, ruolo che gli era stato riconfermato proprio pochissimi giorni prima della scomparsa.

Il suo era un carattere estroverso e sorridente. Sempre pronto a vivere con gli amici momenti di allegra convivialità; era certamente un trascinatore, riusciva a coinvolgere nell’arrampicata come nello sci-alpinismo, nelle salite su ghiaccio come nella mountain-bike.

Enrico e Pino, alpinisti e Guide Alpine, che con la loro personalità hanno espresso modi differenti di interpretare la montagna, arricchendola con continuità di significati.

Il vuoto lasciato dalla loro scomparsa può essere in parte colmato seguendone l’esempio di amore e dedizione, di competenza e leggerezza, patrimoni da conservare nel loro intenso ricordo.

Nel Club Alpino c’è attenzione al tempo e alla storia, che rifuggono la fugace onda emotiva del momento, ma documentano e raccontano a tutti, dei monti e dei suoi uomini, per trarne validi spunti di riflessione sul significato pieno di vivere e tutelare la montagna con passione e continuità.

Dal Club Alpino la riconoscenza a Enrico e Pino per le pagine di storia dell’alpinismo che hanno saputo scrivere.

 

Luigi De Angelis

Presidente della Sezione di Teramo